moqueca baiana

Ciao. Sono Carlo. Questa volta scrivo io, sgrammaticato,visto che Serafina ha cose ben più nobili da fare. Tanto non lo legge nessuno ‘sto blog, al massimo le mamme che, se riescono ad aprire la pagina, danno una sbirciatina alle foto…

Dal Pernanbuco voliamo a Salvador de Bahia, la mitica, marcia, afro-brasiliana, bellissima, e “pericolosissima” Salvador. Arriviamo di notte nel Pelourinho, il solito centro-coloniale come quello di tutte le città turistiche del centro-sud america, più o meno tutti uguali, casette-chiesette e palazzi colonici colorati da cartolina; francamente hanno un po’ rotto!! Architetture spagnole o portoghesi, diciamo che non c’è molta differenza… alcuni più restrutturati e sicuri e altri più sgangherati e affascinanti. Il Pelourinho, è molto bello, troppo turistico ben restrutturato e abbastanza “marcio”. Appena arriviamo in Praça da Sé con i nostri zainetti, una tossicona italiana ci indica un posto “sgamato” dove andare a dormire a poco, lei ci ha vissuto mesi…ora è in strada; ovviamente ci fidiamo e ci facciamo accompagnare in un vicoletto secondario pieno di crackari, bussiamo alla porta e un giovane rastaman ci invita ad entrare e l’italiana sparisce tra i fumi e le macerie del nulla… il posto nonostante le premesse è davvero figo e molto economico! Il Centro Cultural do Bispo è gestito da una famiglia Afro-Baiana, organizzano lezioni di capoeira, circo coi teli e quelle cose lì da fricchettoni che a Milano vanno per la maggiore. Per il momento è quasi vuoto, gli unici clienti siamo noi e un musicista; il genero della mamy è un norvegese e ha aiutato a ristrutturare con una mixtura di stili architettonici di grande effetto. Salvador, almeno nella parte del Pelourinho, è difficle, ovviamente essendo molto turistica, ti senti continuamente uno dei tanti turisti a cui chiedere monetine in maniera più o meno violenta, è bellissimo, però, perdersi a fare qualche foto ma non ci si sente mai del tutto a proprio agio. Andiamo con Samuel e Amanda al Gay Pride e ci sembra un modo divertente per sfilare per altre vie della città, ma subito capiamo che non sarà tanto divertente; molta confusione, molte facce losche, di sicuro molto poco “gay” e ancora meno “pride”. Dopo neanche mezz’ora nella bolgia sudaticcia, mi bloccano e mi mettono le mani in tasca per rubarmi paglie e iphone da tempo frantumato e fuoriuso, poco male; purtroppo rimango irrigidito per un po’ e decidiamo di andarcene, non è stato per niente piacevole…

Prendiamo su armi e bagagli e stufi di città, stufi di cercare quell’atmosfera musicale urbana brasiliana che c’eravamo tanto immaginati, ma che non siamo riusciti a cogliere, ce ne andiamo al “fresco” in montagna, alla Chapada Diamantina, meraviglia delle meraviglie, parco naturale con cascate e torride valli incantante; ci siamo ritrovati ad essere vicini di casa di Jimmy Page, ospiti di lusso da Rose e Raimundo, i genitori di un’amica di Serafina; con loro troviamo un’atmosfera casalinga e rilassata, un’accoglienza come a questo del viaggio ci voleva! Raimundo ex cuoco ci cucina ed insegna la ricetta della sua versione della Moqueca baiana, nostro piatto preferito. Una settimana tra camminate, bagni in acque trasparenti color “cocacola”, danze magiche notturne di jarè, versione indigeno-africana del candomblè, ci riempiono di nuove energie ultimamente perse per rotte urbane.

Lasciamo la Chapada a fatica, rimandando la partenza più volte, ma il tempo stringe, contiamo i giorni che mancano all’inizio del Corso di Musicoterapia di Serafina a Buenos Aires, e non sono tanti come vorremmo. Ripartiamo alla volta del “Morro de São Paulo” al mare, “fichissima” località di villeggiatura, meta di frotte di turisti Brasliani, Argentini ed Italiani, sull’isola di Tinharè di fronte a Salvador. In effetti si rivela essere troppo “lounge” per i nostri gusti, anche se, complice la bassa ma bellissima stagione, nelle pozze di marea, camminando oltre la 4a spiaggia si possono trovare angoli di paradiso praticamente incontaminate, con qualche carretto che vende cocchi trainato da asini, cavalli o baianii; proprio uno di questi buoni e maledetti cocchi prende allo stomaco della povera e piccola Serafina che a Sera non può neanche godersi le caipirinhas offerte da Miguel, il nostro gentile locatore Cileno.

Con una bellissima giornata di viaggio delle nostre che vorrei che non finissero mai, barca-autobus-autobus-autobus-lancha-jeep, tra vie secondarie, passando per la suggestiva Camamù, arriviamo prima a Barra Grande ed infine a Praia Taipus de Fora che pare essere la spiaggia più bella di tutto il Brasile! Quella che fino a pochi anni fa era una spiaggia splendida e sperduta raggiungibile solo in 4×4, ora  si ritrova ad essere vittima di speculazione edilizia e cemento. Bella ma troppo cara per le nostre tasche. Rimaniamo un paio di giorni, proviamo un’altra versione spettacolare di moqueca con gamberoni e gamberetti e riprendiamo il cammino verso sud.
Dopo un’altra giornata di viaggio bellissima tra lanche-autobus e paesini sperduti sulla costa, arriviamo a sera a Canavieiras dove assaggiamo una versione deludente della moqueca, ma dove troviamo una splendida Posada super economica di simpatici e tranquilli anzianotti.

Al mattino seguente aspettiamo un’oretta che la marea si alzi abbastanza per attraversare in lancha, tra canali di mangrovie, il delta del rio Jequitinhonha, uno dei tratti più emozionanti di tutto Un viaggio… Sbarcati alla fotogenica Belmonte facciamo incetta di prodotti di Cacao e raggiungiamo in serata Santo Andrè dove Luis ci attende nella sua posada. Le camere profumate, gli asciugamani immacolati giganti, le saponette avvolte in foglie di banano, i petali di fiori esotici sul letto, i rubinetti che non si smontano e le docce calde che funzionano senza rischiare di rimanere fulminati, ci fanno sentire due vagabondi straccioni stupiti di cotanta comodità.
Luis è un “amico di amici” argentino, dall’aspetto dimesso e cordiale ma dall’animo maledettamente avventuroso, ci racconta del suo incredibile viaggio da “teste di cuoio” in jeep, attraversando tutto il Brasile e la Bolivia in mezzo alla giungla, dov’era impossibile passare. Tutto per raggiungere i suoi cari amici e trascinarli nella mission-impossibol di arrivare alla Terra del Fuoco e ritornare a Santo Andrè in due mesi; ovviamente è riuscito nell’impresa, perdendo lungo il tragitto qualche dissidente… Riesce a trascinare anche noi, purtroppo solo per un giorno, in un escursione in Quad (quadriciclo) per i bellissimi dintorni locali, tra villaggi indigeni su strade sabbiose, fangose, acquose e vallate idilliache. Per me cavalcare quella che è una moto con quattro ruote è una ritorno alle mie origini pre-incidente e le sensazioni sono forti; qui conosciamo una buffa coppia di brasiliani, lui è un antropologo che ci spiega un sacco di cose interessanti tanto da ricordarne un 3%  e che ci indirizza a Rio de Janeiro a casa di un’amica. Beth è produttrice di documentari, sessantenne, indipendente come i suoi docufilm , a casa sua e con lei ci troviamo a meraviglia! Giriamo Rio in un paio di giorni, giusto il tempo di goderci Il Tramonto di Ipanema, tra i più belli mai visti, tre coni di luce enormi che si stagliano tra le montagne sopra la città, qualche capirinha mattutina domenicale al posto della messa, ascoltando un concerto di choriño, che sembra improvvisato, nella stessa piazzetta che la sera prima ospitava una notte di Samba, e poi ancora un tramonto spettacolare sul Pan de Azucar, e ci sembra già di salutare il Brasile… Rio per il poco vissuto ci è piaciuta parecchio.

Tra due nottate di autobus da 24h che distruggono i delicati equilibri veglia-sonno, la schiena, le palle, il morale, ultima tappa prima di arrivare in Argentina, sono Le Cascate di Iguazù, una delle sette meraviglie del mondo, una Potenza della natura, troppo impressionanti per essere vere, troppo turistiche per essere vere.

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4 Comments

sera

October 8th, 2012

Senza nulla togliere a Sera… bellissimo post e neanche sgrammaticato, ahah, ora dico una cosa trash “mi hai fatto viaggiare con il tuo racconto”!. Un abbraccio, Flavio.

Pandiario

October 8th, 2012

Grazie Flavio! e le foto più belle le ha fatte Serafina…! e prima che lo rivedesse lei, l’articolo era piuttosto sgrammaticato te lo assicuro, stile Toschi tanto per capirci.

sera

October 17th, 2012

guarda che io leggo il vostro reportage de viaggio, poi controllo su google se i posti dov siete stati sono veri e alla fine comunico all’Agenzia delle Entrate il vostro stile di vita in modo che poi il redditometro possa infierire.
Ah! Forse non sapete che il 20 dicembre ci nasce il secondogenito, maschio, cazzuto. Nome papabile Giacomo, detto Jack. Jack Gennari. Suona bene… Se non tornate vi farò sapere.

sera

January 2nd, 2013

non pensare così, siamo in tanti che leggiamo il vostro blog….almeno io non scrivo mai (tranne stavolta che essendo in ferie mi è tornato in mente che volevo scrivervi questo post da due mesi!!!) perchè sarebbero solo frasi del tipo “madonna che bello”….”che figata…” allora per non essere ripetitivo lascio stare!

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