caffè nica a bordo piscina
Per il Natale di due anni fa ho regalato a Carlo, ancora prima di un “Noi” ipotetico, o almeno verosimile, una guida del Nicaragua, pensando che un giorno avremmo potuto viaggiare insieme o anche ognuno per suo conto, fin qui, attraverso un paese che io amavo a distanza senza saperne nulla e che Carlo desiderava conoscere a mia insaputa. Finalmente quel viaggio, seppur con delle variazioni, è arrivato e si sta rivelando importante come avevamo immaginato. L’intensità dei primi dieci giorni in Nicaragua ha reso quest’ultimo periodo tra i più lunghi e caldi del nostro viaggio. Ci sentiamo tanto vicini alla gente, da sentire quasi il bisogno di stare soli. Con il proprietario di una finca prima, una famiglia nica dopo, con una gringa specializzata in permacultura, tutto ha un carattere facile tanto quanto quello che cucinano.
Caffè organico cresciuto all’ombra, gallo pinto (riso con fagioli), ecatamales, platano fritto, tutto con una varietà mai incontrata fino ad ora.
Dopo aver volato in bus nel giro di poche ore da Utila a Las Manos, frontiera tra Honduras e Nica, passando prima da Tegucigalpa, abbiamo iniziato una perlustrazione accurata e saporosa scendendo verso l’assolata Ocotal e risalendo verso la polverosa Jalapa, passando così per la montagna…quella che ha registrato il maggior numero di caduti e di mine durante la guerra dei Contras (Sandinisti vs Contras), una devastazione, che come sempre, gli USA hanno coadiuvato, senza sporcarsi le mani e vendendo le armi alle parti più conservatrici.
In El Limon abbiamo provato l’ebrezza di un hotel a 6 stelle, all inclusive, alla nostra maniera però.
Capanna, comida servita in camera, no luce dalle sei del pomeriggio, risveglio al suono di gallo alla Demetrio Stratos, caffè caldo a qualsiasi ora del giorno, vasca olimpica color verde bottiglione, piuttosto torpida, ma rassicurante. Tanto rassicurante da farmi prendere il coraggio a piene mani e tuffarmi per la prima volta in 34 anni di testa, prenderci gusto e continuare a saltare e saltare come avessi cinque anni, imitando la campionessa Viola.
Già dalle chiacchiere tenute con il proprietario della finca, Fidel (e il nome dovrebbe farvi presagire un certo orientamento diffuso in tutto il Nicaragua)
percepiamo di essere arrivati in un Paese che sta capendo. Aperta nella mente e nel cuore, gran parte della gente ci si avvicina timidamente, ma felice di raccontare della propria terra, della propria resistenza, della propria tolleranza.
Dopo Fidel ci aspetta Ricardo nel Canon di Somoto, una meraviglia naturale che fino a dieci anni fa non era neppure tenuta in considerazione, mentre oggi è tra le mete più conosciute del nord. Una camminata facile, tuffi e galleggiate nell’acqua profondissima del Rio Coco, e poi lungo la panamericana, passando per Estelì, verso Miraflor. Ci ospitano Reyna, 34 anni , la figlia di 17 e l’altra di 12, Cindy, la nostra guida per un giorno. Dalla loro storia capiamo quanto scollamento ancora c’è tra quello che ancora sognano qui degli Stati Uniti rispetto a quello che davvero gli Stati Uniti possono offrire. Carlos, il marito, in tutta la sua onestà da muratore clandestino, vive da sei anni a Miami; tra l’invio alla famiglia di un pick up nuovo, di una fotocamera della nikon poi, e la più recente promessa di un cavallo per Cindy, fa sì che i compaesani definiscano la loro condizione come “di lusso”. Per certo differente è stata l’esperienza di Darwin, la nostra guida per La Perla. A 20 anni ha tentato un espatrio illegale camminando dal Nicaragua al confine Messico/Usa dove è stato arrestato insieme ai suoi compagni di “viaggio”. Alla faccia dell’American Dream decidiamo di far visita a Susanne, la più nica dei gringos, ex marine, nonché diplomatica di pace, che vive a Jinotega nel mezzo della sua Biosfera. qui passiamo i quattro giorni della Semana Santa, quando tutto sembra paralizzato, no bus, no negozi, no taxi. Ci fanno compagnia Comovos, cane lobotom, May gatta incinta, la papera cagona, Bryan (o Ryan) coltivatore legale californiano di ganjia, Tom depressone canadese immigrante pentito, Sarah giovane e cafona volontaria del Tennessee (alla quale chiediamo informazioni su un certo Franco Battiato…) con fidanzato ex crakkomane nica (muto). Bella compagnia!
La cartina tornasole di un Paese forse più semplice da percorrere rispetto ad altri, ma più esigente, è che quasi tutti i gringos incontrati fino ad ora, forse mossi dal senso di colpa, parlano uno spagnolo discreto.
2 Comments
sera
April 17th, 2012
vi ho scritto una poesia per farvi capire quanto grata, commossa e orgogliosa sono.
titolo: ode al “culoaapunta”
tuffarsi è un piacere,
disse la testa
al sedere
tornate, dai
camp. V.
April 18th, 2012
il piacere è tutto mio
rispose il sedere
con un rinvio
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