transpatagonici

All’alba, a intervalli di cinque minuti, per due ore apro gli occhi sonnolenti e appiccicosi,. Fuori dal finestrino il paesaggio è sempre lo stesso, piatto, stepposo, arido…ma siamo già in Patagonia amore mio?

La felicità per gli spazi immensi ritorna e le nostre facce si aprono in un sorriso largo tanto quanto l’orizzonte che scorre lento.

Arrivati a Puerto Madryn organizziamo senza perdere tempo il noleggio di una macchina per un giorno e ancora prima del tramonto ci dirigiamo verso la penisola di Valdez con il pieno e la spesa già fatta; dobbiamo risparmiare davvero a questo punto del viaggio dormiremo in macchina! All’alba scappiamo dal campeggio comunale, se così si può definire, senza pagare e ci incamminiamo per l’arida strada sterrata che porta sulle coste più remote dell’isola. Il fascino della Patagonia sta proprio nel fatto che il paesaggio è sempre lo stesso da centinaia di chilometri e delimitato dalla costa selvaggia, il mare fresco ceruleo, il vento, i pinguini, gli struzzi, i leoni marini, le orche, delle specie di lepri-cane culone. L’anello termina a Puerto Pyramides, dove alle 16 dovremmo uscire con il barcone dei pensionati a vedere le balene; già sentiamo l’odore di stronzata… per fortuna c’è troppo vento quindi il barcone non esce, i vecchi se ne vanno lontano col loro pullman 4 piani e noi andiamo sulla spiaggia in bassa marea a fare una passeggiata, delusi ma non troppo. Tra uno scherzo e l’altro avvistiamo col nostro piccolo monocolo le famigerate megattere, che emozione vederle da lontano ed immaginarle almeno oggi indisturbate!Purtroppo all’ultimo minuto il vento cambia ed il barcone esce, quindi andiamo insieme al gruppo di vecchi richiamato in extremis (probabilmente erano già in Cile) a vedere ste balene; potrebbe essere un esperienza molto più incredibile, ma gli spintoni, le foto fatte a cazzo, le battute da gita, rovinano come al solito l’atmosfera.

Il giorno successivo arriviamo a Viedma dove dobbiamo pernottare; a volte è una buona idea chiedere di un alloggio al tassista, quindi domandiamo del hostal mas barato e andiamo a vedere e ci sistemiamo.  Indubbiamente vince il premio di cucina più fatiscente mai vista, con trappola per topi e incrostazioni ambientali, ma tra il disagio immenso, Serafina riesce comunque a cucinare una pasta coi gamberi spaccaculo…

Il giorno dopo, tronfi di sole, finalmente, raggiungiamo la stazione per il tanto agognato Tren Patagonico che attraversa da est a ovest tutta la Patagonia nella regione di Rio Negro fino a Bariloche. Il treno, molto più affascinante ed economico del bus, si rivela essere un’ esperienza indimenticabile. Lentamente scorre traballando sui binari nel nulla in mezzo alla steppa, ogni tanto ferma in stazioni impossibili, si chiacchiera molto di più che sull’autobus (un po’ come nel barcone del rio delle amazzoni), lento e inesorabile macina tempo e chilometri, facendo sembrare il viaggio troppo breve.

Bariloche con le sue vette innevate e i suoi laghi, ci ricorda Madonna di Campiglio, quindi scappiamo immediatamente col primo autobus diretto a Puerto Montt. La strada che svalica in Cile è incredibile.

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One Comment

sera

November 24th, 2012

Io mi sto ancora chiedendo se era spaccaculo la pasta od i gamberi :-)

Ciao Carlo, ciao Serafina. E’ sempre un piacere leggervi!!!

DAVIDE

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