chi non Salta, boliviano è!
Precipitare dalla full immersion metropolitana porteña al “viaggio” nel viaggio nella provincia di Salta, nel nord ovest argentino fino a poche centinaia di chilometri dal confine boliviano, ci ha riportati in dimensioni che, dopo l’esperienza alaskese, pensavamo di non raggiungere più.
Abbiamo attraversato distese, profondità, altezze, volumi, ombre, tanto sconvolgenti quanto inspiegabili.
Inebriati dall’Amalaya, un vino nato a 2500 metri sul livello del mare, fuggiamo dal traffico di Salta e, con gradualità, scendiamo a sud verso la Quebrada di Cafayate, duecento chilometri di spaccature e gole diaboliche, strade che si interrompono sul letto di un fiume in secca, vigneti cresciuti sulle rocce e sulla sabbia.
Da qui risaliamo a nord, per altri duecento chilometri (sei ore di macchina), verso Cachi, dove la sabbia inizia a farsi più polverosa, le rocce diventano oblique e aguzze come frecce, le case di terra si fanno sempre più abbandonate, il silenzio riecheggia come l’unica voce dell’intera vallata, e anche passando da Molinos e Seclantas sembra non esserci alcun segno di vita.
Da Cachi viriamo a est di ritorno a Salta, con uno scenario meno roccioso e più scosceso tra cactus a candelabro e strade serpeggianti. Facciamo uno scambio d’auto con il nostro noleggiatore paraculo e subito ripartiamo per una meta meno turistica, San Antonio de Los Cobres. Il cammino dal fondo valle della città tocca i 4000 mila metri nell’Altopiano brullo e assetato della puna andina.
San Antonio a noi piace, probabilmente perché possiamo fingere di aver visto anche un po’ di Bolivia, qui, infatti, ti dimentichi dell’Argentina e ti sembra di aver saltato la frontiera, tutto si imbrunisce, la notte si reffredda, i bambini hanno guance rosso fuoco che sembrano esplodere, i ponchi, gli scialli, le calze di lama e alpaca ti scaldano in un nano secondo, la secchezza del vento ti taglia la bocca, l’alito acido per il mambeare della coca e del bicarbonato quasi ti stordisce, l’aria si rarefà e Carlo fa qualche tiro di ossigeno in ospedale per far rientrare il mal di testa.
Ma da San Antonio ci spingiamo un po’ più a sud ovest, verso Tolar Grande. Nessuno parla di questo posto, sembra quasi debba rimanere un privilegio delle Agenzie di Salta che promuovono tour di tre giorni descrivendolo come troppo remoto e inaccessibile, mentre per quanto ci riguarda è il posto più accessibile mai visto. L’unica cosa difficile a cui far fronte è l’auto scassata che ci hanno affittato con tanto di ruota tagliata, batteria quasi scarica e portiere non apribili, ma ci vendicheremo riconsegnandola in uno stato pietoso!
A San Antonio, al preziosissimo ufficio turistico, ci dicono che due sono le strade per raggiungere Tolar, una in migliori condizioni e più battuta, l’altra più lunga, più tortuosa, meno frequentata, meno consigliabile e che tocca i 4650 metri di altura. Noi scegliamo, ovviamente, la seconda!
Che sogno Tolar Grande! Un sogno tutto e solo per noi, fatto per noi.
Mentre la meraviglia si fa sempre più incalzante e la curiosità sempre più ingorda e gli occhi affaticati non si concedono un minuto di riposo, si fa strada un senso di pace senza precedenti.
E dopo sei ore Tolar, accartocciata su se stessa, ci aspetta, quasi senza darlo a vedere.
Alle sue spalle il Llullailaco altissimo a quasi 7000 metri, per centinaia di anni ha conservato tre ragazzini, ancora con le guance rosso fuoco, probabilmente serenamente sacrificati, al freddo di una nicchia sotterrane, e ora infelicemente conservati in una vetrina del Museo de Alta Montaña di Salta.
Ripercorriamo la strada al contrario per lasciare Tolar e rientrare a San Antonio e ovviamente la prospettiva cambia e quindi sembra di percorrere duecento chilometri diversi da ieri.
Arrivati mi rendo conto che per l’ennesima volta il mio portafogli sparisce, questa volta l’ho dimenticato a sei ore di macchina, in un cassetto di Tolar. In due minuti l’ufficio turistico di San Antonio riesce ad averne notizie e a far sì che la sera stessa mi venga riconsegnato intatto. Per ripagarli del favore accettiamo la loro proposta: fare da modelli per la nuova pagina web del Ministero del Turismo di Salta in promozione de Las Salinas Grandes, famosa meta turistica della provincia.
Inutile raccontarvi dell’inapropriatezza del nostro look: io pile nero e maglietta verde bucata e Carlo maglioncino in alpaca grigio tipico della zona. La fotografa,Celine Frers, ci riveste di fucsia e azzurro, ci fa saltare su lastre di sale al freddo dell’alba e ci fa sorseggiare dell’acqua saporizzata alla mela (invece del vino) su un tavolo da pic nic…il tutto, promettono, ci verrà ripagato con un biglietto per il museo e per il Teleferico di Salta e, forse, con un passaggio sul Tren a las Nubes, tanto agognato da tutti i turisti dai sessanta anni in sù.
Finita l’avventura da modelli andiamo verso nord, direzione Iruya, passando per Pumamarca, Tilcara e Huamahuaca.
Il percorso anche qui è straordinario, ma dopo Tolar, sembra non sorprenderci più nulla. Ma ecco che entriamo nello sterrato di sessanta chilometri, con montarozzi di sassi e bottiglie di vetro e plastica in segno di ringraziamento alla Patchamama, a cui ogni viaggiatore aggiunge un sassolino al suo passaggio. Arriviamo a Iruya sospesa sulle rocce. Oggi è giorno di festa, chi lavora riceve lo stipendio, per cui si beve e si celebra il momento (io non ho avuto ancora questo privilegio, spero dopo un’attesa di due anni, di poter celebrare questo giorno prima del rientro in Italia, …sapete così funzionano alcune cooperative “sociali” a Milano). Da qui ci incamminiamo verso San Isidro, ancora più isolato e più inerpicato di Iruya, nel cammino conosciamo Marisa e attraverso i suoi racconti anche la sorella Cecilia Zabala.
Il rientro a Salta è ormai obbligatorio per consegnare la macchina, ma decidiamo di rifermarci a Tilcara per approfittare della piscina dell’ostello di due giorni prima; qui conosciamo due persone dolcissime Gabriel Larre, inquieto compositore e la compagna Antonella, sarda dentro. Ci accompagnano fino a Salta e trascorriamo insieme, con chiacchiere all’italiana, la notte del compleanno di Carlo. In città ci aspetta la nostra ricompensa per le facce prestate al Ministero del Turismo, felici e sereni andiamo alla ricerca del referente che ci prometteva con parola d’onore dei biglietti gratis…il caro politicante, questa volta in camicia e cravatta, dimentica la promessa e ci liquida con una stretta di mano, due cappellini e due magliette del Muncipio di Salta, ma noi che siamo persone che nell’onore ci crediamo, come il nostro Vendola, insistiamo e ci facciamo dare quel che ci spetta!
6 Comments
sera
November 1st, 2012
BELLISSIMO ARTICOLO!!!!!BELLISSIME FOTO.CIAO RAGAZZI.LUCIA.
sera
November 1st, 2012
ma è il Salar De Uyuni?
November 1st, 2012
@ LUCIA: grazie Mamma, non abbiamo dubbi sul fatto che tu abbia sempre letto i nostri articoli e non ho dubbi che lo leggano gli amici e i parenti!hai avuto una pazienza infinita in questo anno a leggere tutto! Questi posti di cui abbiamo scritto oggi sono davvero meravigliosi e inaspettati. Consigliamo vivamente chiunque voglia far un viaggio su Marte di volare al nord dell’Argentina e vedere!!
@ secondo commento: non ti sei firmato mannaggia!!! comunque no, si tratta di Argentina del Nord, Salinas Grandes e zone limitrofe!!!
@ Genna: questo è il tuo mondo, ha superato anche la Death Valley, vaiiiiii!!!!!
sera
November 16th, 2012
Infatti infatti, è molto simile. Ma molto più grande. Più grandissimo, cooooooooosìììììììììì, direbbe quella piccola peste di nostra figlia. Oh! Fra poco nasce il secondo, quando tornate? Comunque vedere quelle rocce e pensare alla vastità dei tempi è una sensazione sempre forte. Molto forte.
E poi una domanda. Giurami che la medaglietta Guido Guidi è un trucco o ve la siete portata dall’Italia!
genna
sera
November 16th, 2012
Questo è il miglior post di tutti.
Vi invidio in una maniera che non mi sarei mai immaginato.
Ci vediamo presto.
Robba
November 16th, 2012
grazie amici!
@ Genna: torniamo tra pochissimo rientriamo, in meno di un mese. Ci vediamo a Natale? quando il secondino? così lo possiamo spupazzare anche noi!
@ Robba: mi sa che dobbiamo già prenotare un posto letto per il 24 vero? se non addirittura per il 15!!!Desayuno incluido?
6