galapagos: l’involuzione della specie
Vi abbiamo lasciati con l’arrivo a Bogotà, ma ve ne parleremo in un altro capitolo perché vogliamo raccontarvi delle Galapagos prima che il tempo smorzi il segno dell’esuberanza di queste terre. Abbiamo impiegato l’intero viaggio per decidere se affrontarle o meno, e dopo tanto tempo e un categorico no, siamo arrivati ad un definitivo sì.
Sicuramente come è nostra abitudine non ci esimiamo dalle critiche che, di fronte ad una spesa così faticosa, non possono non essere che piuttosto amare. Abbiamo scelto di vederle in catamarano a vela pensando che fosse il modo migliore, forse sbagliando, pensavamo che le isole fossero del tutto disabitate, e per il 97% lo sono, ma quel 3% abitato lo abbiamo visto bene e vi garantiamo che il cemento, l’eternit, la spazzatura, i controlli fittizi per evitare ipotetiche intrusioni di piante e animali pericolosi per le specie endemiche, le creature incarcerate nei “centri di ricerca”, riescono a farti pensare, anche se solo per un secondo, che le Galapagos da favola, quelle di cui senti raccontare fin da bambino, siano solo un miraggio lontano, una montatura.
Dall’altro lato, però, abbiamo provato cose incredibili e visto creature che immaginavamo di poter incontrare solo nelle nostre piroette più oniriche: pennuti dalle zampe azzurro-turchese (boobies patas azules), iguane con cuffiette gialle e rosse (iguanas terrestres), corpulenti leoni marini appollaiati sulla scogliera degli scapoloni (Isla Las Plazas Sur), squali martello dagli occhi smisurati che vagabondano in venti, trenta o di più, tra canyon sottomarini, e ancora gabbianelle dal ricamo rosso attorno agli occhi e dalla coda biforcuta, tartarughe titaniche e sbadiglianti accartocciate nella loro armatura, e poi cactus che si alzano al cielo in fuga dalle razzie delle iguane e sopra tappeti rosso verde…quanti se ne vedono, ma chissà per quanto ancora si vedranno.
Le Galapagos davvero rappresentano un vero campo di studio per l’evoluzione delle specie, la preistoricità di certi scorci non si può neppure immaginare fin quando non si vede. Ma che senso ha prolungare la vita di una specie in via di estinzione se le progenitrici (soprattutto tartarughe e iguane) di oggi passano metà della vita in cattività in cinque metri quadrati, fino a quando si dovranno sacrificare delle tartarughe per la continuità di una specie che probabilmente soccomberà comunque a quel 3% di “umanità”? Magari le Galapagos rappresentano anche un buon campo di studio dell’involuzione della specie…quella umana, ovviamente.
Davanti alla fantomatica intoccabilità delle isole piuttosto dubbia e inverosimile abbiamo deciso di vivercele con spensieratezza e senza troppe critiche, consapevoli che mai nella vita incontreremo delle rarità e una unicità simili e ce ne rendiamo conto a distanza di quasi due settimane nel commuoverci di fronte al video flemmatico di quelle creature così imperturbabili…
One Comment
sera
August 8th, 2012
mamma mia ragazzi che bellezza..
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